giovedì 22 maggio 2014

La cicatrice

Le cicatrici hanno tanti motivi dietro. Ci sono quelle che ti restano per una cazzata fatta con gli amici su cui ci ridi e ci scherzi sopra, quelle che ti restano perché sei finito sotto i ferri, quelle che ti procuri per una sfiga inaspettata e quelle che invece, le hai perché il danno te lo sei cercato e voluto... Ecco i ricordi sono un po’ come le cicatrici. Bene o male fanno parte di te volente o nolente, che tu ci faccia caso solo ogni tanto o che ti ci soffermi ogni volta davanti allo specchio. fanno parte di te, sono il passaggio che ti ricorda il prima e ti rende cosciente del dopo. Senza non saresti te stesso, nel bene e nel male. Ci sono quelle che ti hanno migliorato, che sono state il prezzo da pagare per un cambiamento giusto, che ci voleva. Poi ci sono quelle che ti fanno sorridere, perché dietro c’è un ricordo di un momento veramente bello,carico, un momento in cui farsi quella cicatrice non è pesato, anzi il gioco valeva la candela. Poi purtroppo ci sono anche quelle che ogni volta che le guardi, che sia spesso o quasi mai, dopo tanto o poco tempo che ormai sono lì, ti lasciano quel velo sullo sguardo, quel gusto agrodolce in bocca se non amaro a volte. Quella di cicatrice conta molto moltissimo. Lì c’è il prima che non torna, la svolta verso qualcosa che non torna, quel misto di rimpianto e di rimorso che fa riflettere e pensare che era possibile evitare quella striscia di pelle che rimane bianca anche dopo un’estate di sole. Non si può rinunciare alle cicatrici. Non si sarebbe più noi stessi. Ti ci abitui e ci convivi. Si puoi fare una plastica, ma forzi la natura delle cose, “snaturi” te stesso, aggiungi una cosa che con te non c’entra nulla, mentre una cicatrice con te ci è sempre stata legata, dall’attimo in cui hai iniziato a sanguinare.  “Carpe diem” è una gran frase, ma non si sa mai quale sia quel maledetto attimo, quale sia quello giusto. Quale attimo si sceglie per evitare quella brutta cicatrice?

mercoledì 14 maggio 2014

Superman

La sensibilità di uno strumento è la più piccola unità di misura che può percepire. Quindi una persona sensibile è quella in grado di cogliere variazioni che a una persona normale sfuggono. Un leggero cambio di atteggiamento, un sorriso in più rispetto al solito, tutte piccole variabili che di solito alla gente normale sfugge. si perchè quelli sensibili non sono normali, purtroppo o per fortuna. la sensibilità li rende diversi. proprio perché in grado di percepire qualcosa che agli altri sfugge spesso si ritrovano a sentire le cose più intensamente del normale. per loro il peso delle cose, dei gesti, delle emozioni, delle situazioni, in generale di quello che accade è diverso. tendono a vivere le cose in una maniera assai più profonda degli altri. spesso sono le donne ad avere questa sensibilità, questo dono/impiccio, che le rende sicuramente molto più furbe di noi uomini, e al contrario di quanto si possa pensare le rende anche più forti. Però non è tutto oro quello che luccica, se da un lato si vivono le gioie più intensamente, perché si ha una leggerezza in più rispetto agli altri, quando arriva un peso, un dolore, una sconfitta, la botta è molto più forte per chi è sensibile che per chi non lo è. Il dolore è sempre più acuto, le tinte sono sempre più fosche, e la luce è sempre più fioca. il destino di chi è sensibile è vivere tutte le emozioni belle e brutte in maniera profonda e piena, si sentono diversi, si sentono più vecchi, si sentono spesso come in balia di una corrente che possono solo subire, nel bene e nel male. gli sembra sempre che il tempo scorra veloce, troppo veloce, e ogni tanto si sentono pure soli perchè solo a loro pare di venire investiti in maniera così forte da emozioni che apparentemente solo loro ingigantiscono. spesso riversano sugli altri questo dono/impiccio, aiutandoli a vedere dove loro non possono cogliere il dettaglio, senza una ragione, le cose le sanno perchè le sentono e le sentono di più.