venerdì 4 ottobre 2013

Le Ossa Piene

“Not a lot of people know what it feels like to be angry, in your bones. I mean, they understand, foster parents, everybody understands, for awhile. Then they want the angry little kid to do something he knows he can't do, move on. So after awhile they stop understanding. They send the angry kid to a boys home. I figured it out too late. You gotta learn to hide the anger, practice smiling in the mirror. It's like putting on a mask.”


“Non molte persone, sanno come ci si sente ad essere arrabbiato, dentro le ossa. Quello che voglio dire, è che, sì lo capiscono, genitori adottivi, tutti lo capiscono... per un po’. Dopo però vorrebbero che il piccolo ragazzino faccia qualcosa che lui sa di non poter fare; andare avanti. Perciò dopo un po’ smettono di capire. Mandano il piccolo bambino arrabbiato in un riformatorio. Io l’ho capito troppo tardi. Devi imparare a nascondere la rabbia, esercitarti a sorridere allo specchio. È un po’ come mettersi su una maschera.”

(liberamente tradotto e interpretato dal film Batman – The Dark Knight Rises).

Adoro questo pezzo del film in cui il poliziotto Blake fa questo discorso a Bruce Wayne alias Batman. è un discorso breve, ma intenso e carico, che riesce a descrivere bene come ogni tanto noi stessi mentiamo spudoratamente, annullandoci pur di non essere visti deboli. e questo non vale solo per la rabbia. e spesso dimentichiamo una cosa molto più importante di questa. non tanto di mettere la maschera per sopravvivenza, ma ci scordiamo che non siamo gli unici a voler sopravvivere e che pertanto la nostra non è l'unica maschera, e prendiamo invece per buono il volto di qualcosa che non è altro che una mistificazione di chi c'è dietro. Non bisogna fermarsi alla maschera. non con tutti. per quanto sfigurato e brutto possa essere il volto che vi è celato dietro ogni tanto è bene mostrarlo a coloro i quali fanno perlomeno lo sforzo di allungare una mano, ma non per strapparla violentemente e rubare un segreto, ma che con delicatezza la sfilano per aiutare ad alleggerire il peso di quel volto.

giovedì 3 ottobre 2013

Il Vento In Poppa

Nebbia. Massa informe di vapore. Staziona sulla strada. se fitta non riuscirai a vedere nemmeno ad un palmo del tuo naso. se ci punti una luce contro vedrai solo un muro bianco, stabile ma non solido, sembra fermo, immobile, ma in realtà si muove cambia forma, confonde, ruota intorno. Nella nebbia non esiste direzione, non esiste né la destra né la sinistra. Non esiste né il prima né il dopo. Il tempo è solo scandito dal tuo respiro. è la paralisi. il movimento sembra un vano sforzo verso una via d'uscita che è nascosta sotto una coltre nebulosa. Da dove iniziare? fare il primo passo. ma dove? in quale direzione? e se la direzione fosse quella sbagliata? e se mi portasse dove non voglio. Inizia a camminare. muovi con attenzione i piedi, un passo alla volta, lentamente, un passo alla volta, la luce puntata su quei pochi centimetri davanti alle scarpe. pensi che se sei fortunato uscirai da qualche parte con solo un po' di spavento. forse non dove volevi o ti aspettassi, ma sei fuori, la nebbia è dietro, la strada è di fronte e in qualche maniera il viaggio andrà avanti. Giri e giri, ma è inutile, c'è solo una massa vaporosa ovunque tu metta piede. panico. inizi a correre, quasi volessi batterla in velocità, ti sfianchi fino a che, con il fiatone non ti fermi. le mani sulle ginocchia, ansimando. non ne uscirai. cominci seriamente a credere che non ne uscirai. qualcosa però si muove. dapprima è un leggero turbinio ma poi lo senti. Vento! la nebbia si muove, si contrae, si distorce, quasi avesse degli spasmi. poi lentamente come acqua che scorre su un vetro lentamente, scivola via. la brezza accarezza il viso, schiudendo un sorriso. la strada è lì. il cammino ricomincia, col vento in poppa. "blowing in the wind"